Romain Gary

La notte sarà calma

«In russo gari significa "brucia!"... Un comando al quale non mi sono mai sottratto, nella mia opera come nella vita. Voglio dunque fare qui la parte del fuoco perché, come si suol dire, in queste pagine il mio "io"...

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Informazioni
Riccardo Fedriga
2011, pp. 286, € 12,00
ISBN: 9788854503656
Collana: Biblioteca Neri Pozza
Generi: Narrativa straniera
SINOSSI

«In russo gari significa "brucia!"... Un comando al quale non mi sono mai sottratto, nella mia opera come nella vita. Voglio dunque fare qui la parte del fuoco perché, come si suol dire, in queste pagine il mio "io" vada in fiamme, bruci». Con questo intento si apre il racconto della vita di Romain Gary, ebreo lituano naturalizzato francese a vent'anni, eroe di guerra, diplomatico, scrittore e, infine, suicida con un colpo di pistola alla testa, sparato non prima di aver indossato una vestaglia rossa, acquistata qualche ora prima in place Vendôme per non far notare troppo il sangue.
Apparso per la prima volta nel 1974 sotto forma di intervista fittizia, della quale Gary scrisse sia le domande sia le risposte, utilizzando come prestanome per le prime l'amico d'infanzia e giornalista svizzero François Bondy, La notte sarà calma è, in effetti, un magnifico libro attorno all'impossibilità stessa dell'identità.
«Io è un altro», l'affermazione di Rimbaud, sembra davvero il fil rouge dell'esistenza di Romain Gary, il motto che lo guida nella scelta degli pseudonimi – Fosco Sinibaldi, Shatan Bogat e soprattutto Emile Ajar, lo pseudonimo col quale scrisse La vita davanti a sé e beffò i giudici del Premio Goncourt vincendolo per la seconda volta – e nelle molteplici vite vissute o, meglio, nelle diverse maschere indossate: aviatore, diplomatico, uomo di mondo, cineasta, seduttore, scrittore.
È certamente vero che, dietro questo incessante moltiplicarsi di identità, Gary celasse «un'angoscia esistenziale» (Tzvetan Todorov). Come anche è vero che egli detestasse la realtà, non trovandola «all'altezza di ciò che la sua immaginazione gli dettava» (Stenio Solinas).
Tuttavia la deliberata volontà di «bruciare» di volta in volta il proprio «io», offrendo volti diversi di sé, nasce in Gary soprattutto da quello che lui stesso definiva la sua «parte Rimbaud»: il suo desiderio di assoluto, la sua ricerca di eternità in questo mondo, nella forza dell'amore e del sesso, nella lotta per la giustizia, anche quando le condizioni concrete gli apparivano avverse e disperate.
Per questo il lettore può scorgere in queste pagine non solo il racconto di una vita avventurosa e nel segno dell'eccesso, ma anche i temi senza tempo della grande letteratura: la morte e il dolore, la dignità e la sopraffazione, il sesso e l'amore.

Autore

Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) nacque a Vilnius nel 1914. A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza, 2006), che Sartre giudica il miglior testo sulla resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956 vince il Goncourt con Le radici del cielo (Neri Pozza, 2009). Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza, 2006). Nel ’62 sposa Jean Seberg, l’attrice americana di Bonjour tristesse, l’interprete di A bout de souffle. Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Emile Ajar (identificato all’inizio come Paul Pavlovitch, nipote reale di Romain Gary), La vita davanti a sé (Neri Pozza, 2005) che, nello stesso anno, vince il Prix Goncourt. Nel 1980 dà alle stampe il suo ultimo romanzo Gli aquiloni (Neri Pozza, 2017) e il 2 dicembre dello stesso anno si uccide, nella sua casa di rue du Bac a Parigi con un colpo di pistola alla testa.