A Fort-Lamy, nell’Africa Equatoriale Francese, il centro d’attrazione è l’Hôtel del Ciadien con il suo bar e la sua pista da ballo affacciati sul fiume, dove al tramonto trampolieri e pellicani vengono a posarsi sui banchi di sabbia e i caimani, sulla riva opposta del Camerun, sembrano tronchi d’albero.
Il caffè-bar-dancing è di proprietà di Habib, una canaglia col sigaro perennemente alle labbra, il sorriso beffardo che non si rivolge a nessuno in particolare, ma pare destinato alla vita stessa, e di un suo protetto: de Vries, un giovane esile, eretto, capelli biondi ondulati, che si fa vedere raramente a Fort-Lamy e trascorre il tempo a braccare la natura in tutti i suoi rifugi col suo bel fucile col calcio incrostato d’argento.
Fino a qualche tempo fa il Ciaden era un luogo piuttosto desolato: due piccole palme sulla terrazza, la vendita di limonate al bar, i dischi arrochiti e poche coppie che la sera si avventuravano sulla pista da ballo. Poi è arrivata Minna, tedesca, bionda, un gran corpo vistoso, un passato da dimenticare alle spalle, e l’atmosfera è cambiata.
Proprio com’era nei disegni di Habib, il caffè-bar-dancing è diventato una meta per i numerosi avventurieri solitari del Ciad, uomini che si inoltrano nella steppa e, al ritorno, si rallegrano alla vista di una ragazza ben fatta dietro al bar, che ogni tanto fa un numero di canto ed è gentile con i clienti. Uomini come Sandro, proprietario di venticinque camion che si spingono sempre più lontano nel cuore del Ciad, o come Orsini, un vecchio coloniale da vent’anni nell’Africa Equatoriale Francese, incallito e indomabile cacciatore.
Un giorno, però, mentre Minna è al bar intenta a scegliere i dischi per la serata, piomba sulla pista da ballo un uomo con un viso energico e un po’ scuro, i capelli castani e ricciuti, che ogni tanto rigetta indietro con un gesto brusco.
L’uomo ordina un rhum. Poi comincia a parlare a Minna con dolcezza gentile, un po’ come si parla ai bambini. Non le dice né chi è né da dove viene, ma le parla degli elefanti, delle migliaia di elefanti che vengono uccisi ogni anno in Africa. Meravigliosi animali in marcia negli ultimi grandi spazi liberi rimasti al mondo, abbattuti senza pietà.
E così, quasi senza accorgersene, Minna e Morel, il «francese pazzo», l’«avventuriero dello spirito» compiono l’uno verso l’altra i primi passi di un’avventura che diventerà leggenda in Ciad e in tutta l’Africa Equatoriale Francese… Considerato il primo romanzo autenticamente ecologista, Le radici del cielo valse all’autore della Vita davanti a sé il Prix Goncourt 1956. Nel 1958 John Huston ne trasse un celebre film con Trevor Howard, Errol Flynn, Orson Welles e Juliette Gréco.