Neri Pozza Editore | Daphne Du Maurier
 
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Daphne Du Maurier

Daphne du Maurier (Londra, 1907 - Par, 1989) è stata una scrittrice britannica di origini francesi. Sposata dal 1932 con il maggiore, e poi segretario di Stato, Sir Frederick Arthur Montagne Browning, ha vissuto tra Londra, la Cornovaglia e Alessandria d’Egitto, dove ha scritto Rebecca, la prima moglie, la sua opera più conosciuta, portata sul grande schermo da Alfred Hitchcock.
Nel 1969 è stata insignita del titolo di Dame Commander in the Order of the British Empire (DBE). Tra le sue opere figurano Jamaica Inn (BEAT, 2016) e Gli uccelli, riadattato per il cinema nel 1963 ancora da Alfred Hitchcock. Tra le sue biografie più importanti si segnala Daphne (Neri Pozza, 2016) di Tatiana de Rosnay.

I LIBRI

Mia cugina Rachele

Daphne Du Maurier
Cornovaglia, metà Ottocento. Rimasto orfano a diciotto mesi, dopo la morte improvvisa dei genitori, Philip Ashley viene cresciuto dal cugino Ambrose, uno scapolo impenitente e non privo di una buona dose di misoginia. Per anni il loro ménage familiare scorre sereno e tranquillo e vano risulta qualsiasi tentativo da parte di amici e conoscenti di spingere Ambrose verso le gioie domestiche del matrimonio. Grande è, perciò, lo stupore di Philip nel ricevere una lettera da Firenze, dove da qualche anno Ambrose si reca a svernare per motivi di salute, in cui il cugino gli comunica di aver sposato una lontana parente, la cugina Rachele, vedova di un nobile italiano che è stato ucciso in un duello, lasciandola con un mucchio di debiti e una grande villa vuota. Quando le lettere di Ambrose dall’Italia assumono i toni sempre più confusi e drammatici di un uomo spaventato, lo sconcerto di Philip si trasforma in un’apprensione tale da spingerlo a raggiungere al più presto la città toscana. A Firenze, però, lo aspetta un’amara realtà: Ambrose è deceduto in seguito a un male che lo ha consumato in breve tempo, e Rachele è partita subito dopo il funerale, chiudendo la villa e portando via con sé tutti gli effetti personali del defunto.
Rientrato in Cornovaglia, Philip si macera nell’odio nei confronti della cugina Rachele, che si figura come una creatura grottesca e mostruosa capace, davanti al corpo di Ambrose,  di afferrare le sue cose, infilare tutto nei bauli e sgusciare via col fare di un serpente.
Ma ogni certezza vacilla quando Rachele giunge all’improvviso in Cornovaglia per restituire a Philip gli averi di Ambrose. Intenzionato ad accoglierla con freddo cinismo, se non con aperta ostilità, il giovane si ritrova, turbato e stupefatto, dinanzi a una donna molto diversa da quella che ha agitato le sue veglie e i suoi sogni per mesi. Ma chi si cela, davvero, dietro quella affascinante vedova dai lineamenti belli e regolari e dagli occhi grandi? Una donna che ha perduto l’uomo che amava o una potenziale assassina a caccia di denaro?
Con Mia cugina Rachele Daphne du Maurier, maestra indiscussa di suspense, torna alle sinistre ed eccitanti atmosfere di Rebecca, la prima moglie, consegnando al lettore un romanzo dal ritmo serrato che, attraverso personaggi magistralmente descritti, dipana la sua trama in un crescendo di inquietudine.

La casa sull'estuario

Daphne Du Maurier
Dick Young è un giovane inglese con un modesto e banale impiego in una casa editrice londinese e un’ambiziosa moglie americana che lo vorrebbe a  New York, a lavorare nella fiorente impresa editoriale di suo fratello.
Un giorno Dick viene invitato a cena dall’amico storico dei tempi di  Cambridge, Magnus Lane, divenuto nel frattempo un luminare della biofisica.
Durante la cena Magnus accenna quasi di sfuggita alla possibilità di poter ospitare l’amico e la sua famiglia a Kilmarth, nella casa in Cornovaglia  ereditata dai genitori. Un’offerta allettante. Il miraggio di lunghe, incantevoli giornate passate a poltrire in un giardino o a veleggiare in una baia è  certamente preferibile, per Dick, alla prospettiva di un fastidioso trasferimento a New York.
Dopo qualche bicchiere di brandy, Magnus raddoppia la sua offerta: nel laboratorio di Kilmarth ricavato nella vecchia lavanderia seminterrata, Dick  potrebbe sperimentare qualcosa di straordinario: una droga, ottenuta  mescolando una certa pianta con delle sostanze chimiche, che non trasporta  come la mescalina o lsd in un luogo fantastico popolato di meravigliosi fiori  esotici, ma in un mondo reale, fatto di esseri altrettanto reali: il passato. Soggiogato dalla personalità di Magnus, Dick accetta. Una volta nella casa  sull’estuario, nel macabro laboratorio popolato di embrioni sotto vetro e di  teste di scimmia, beve la pozione preparata da Magnus e si ritrova nella  Cornovaglia del XIV secolo, al cospetto di dame e cavalieri, spettatore  invisibile di drammatiche vicende di nobili famiglie, di intrighi e aperte rivalità,  di amori e segreti inconfessabili.
La scoperta di Magnus Lane potrebbe cambiare le sorti del mondo se, nell’uso prolungato della sua pozione, passato e presente non cominciassero a  sovrapporsi in una pericolosa spirale, e il gioco del tempo non si mutasse  inesorabilmente in dramma.
Originale e avvincente romanzo, La casa sull’estuario riesce abilmente a  coniugare un tema ricorrente in letteratura, i viaggi nel tempo, con  l’inconfondibile vena di mistero che caratterizza tutte le opere dell’autrice di Rebecca, la prima moglie.

Jamaica Inn

Daphne Du Maurier
All’inizio dell’Ottocento, Mary Yellan, giovane orfana di belle speranze e di avvenente aspetto, giunge al Jamaica Inn, una locanda tra i picchi e le scogliere della Cornovaglia, terra, all’alba del nuovo secolo, di pietre e ginestre rachitiche, di pirati e predoni.
Dopo la morte della madre, l’unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta.
Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c’è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn.
Mary Yellan scapperebbe subito da quell’edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d’onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell’uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse.
Quella taverna, dove si danno appuntamento i peggiori sgherri della Cornovaglia, è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio, qualcosa che oltrepassa la stessa enigmatica figura di Joss? E che cosa ha a che fare la stanza chiusa in fondo al corridoio con i carri che si fermano ogni notte nel cortile della locanda?
Romanzo in cui personaggi violenti e, insieme, fragili si muovono sullo sfondo di un paesaggio selvaggio, Jamaica Inn è un vero thriller di alta scuola, pieno di suspense e di inaspettati colpi di scena, una delle opere più riuscite dell’autrice di Rebecca, la prima moglie.
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