Neri Pozza Editore | Giovanni Comisso
 
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Giovanni Comisso

Giovanni Comisso nasce a Treviso nel 1895 e lì muore nel 1969. Viaggia attraverso l'Africa, l'Asia e l'Europa come corrispondente di importanti giornali (Gazzetta del popolo, Stampa, Corriere della Sera). Il suo primo volume di prosa è del 1925, Il porto dell'amore. La sua vasta produzione narrativa comprende libri di viaggi, romanzi e saggi tra cui Questa è Parigi, Il delitto di Fausto Diamante, Storia di un patrimonio, Più che l'amore, I due compagni, L'italiano errante per l'Italia, Amori d'Oriente, Gioco d'infanzia. Di Comisso Neri Pozza pubblicò Agenti segreti di Venezia, Gente di mare, Al Sud, Storia di un patrimonio, Una donna al giorno.

I LIBRI

Mio sodalizio con De Pisis

Giovanni Comisso
Testimonianza di una grande amicizia, «la più grande amicizia del secolo», Mio sodalizio con De Pisis è un libro di memorie, scritto con il tono e il ritmo disordinato della tenerezza.
Comisso racconta la vita di un artista e amico, getta lo sguardo ai ricordi degli incontri quando insieme, «divini ragazzi», attraversavano Roma e Parigi alla ricerca di nuove ebbrezze e piaceri; e sempre con lo stupore del primo incontro di fronte alla spregiudicatezza ingenua di De Pisis nell’inventarsi e godere «di quella selvaggia e satanica libertà».
Il racconto inizia con gli anni degli incontri a Roma, quando De Pisis comincia a dipingere per giustificare come studio l’alcova dove invita i ragazzi; e attraversa gli anni di Parigi, «le inaudite meraviglie» gustate insieme con il successo artistico e mondano: «Tutta la città sembrava creata per lui, per la sua libertà e il suo gusto di pittore… La sua mano si era fatta libera e audace alla pari con la sua vita». Sono gli anni migliori per De Pisis e per la loro amicizia.
Con la sua incantevole scioltezza verbale, Comisso compone un racconto che ha lo stile della pittura di De Pisis, leggero, distratto e goloso, come ha scritto Parise, senza la minima tensione o forzatura, nello stesso italiano dolce e luminoso di Delfini, Penna e dello stesso Parise. E questa stessa dolcezza, che è poi tenerezza per la vita, lo assiste anche nel racconto degli ultimi tragici anni dell’amico, segnati dalla malattia e dalla reclusione in clinica: «nel corridoio i nostri passi andavano concordi come quando si andava prepotenti e felici per le strade di Parigi e Cortina»; e giunge ad accoglierci tutti nel pensiero finale: «noi siamo soltanto magnifiche onde in attesa sempre di disfarci nel crollo».
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