Neri Pozza Editore | Jennifer Chiaverini
 
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Jennifer Chiaverini

Jennifer Chiaverini insegna scrittura alla Pennsylvania State University e all’Edgewood College. È autrice di numerosi bestseller e della fortunata serie Elm Creek Quilts. Attualmente vive a Madison, in Wisconsin, con il marito e due figli.

I LIBRI

L'incantatrice dei numeri

Jennifer Chiaverini

Londra, 1815. È una fredda alba invernale, quando Lady Annabella Noel Milbanke, moglie di George Gordon, sesto barone di Byron, il poeta idolatrato da molti e detestato da altri quale «sinistro rappresentante della corrotta società londinese», si reca nella nursery dove dorme Ada, la figlia nata soltanto da sette mesi. In silenzio, afferra la piccola, la imbacucca contro il freddo e la stringe a sé, per raggiungere insieme la carrozza che le attende in giardino.
A tarda sera, madre e figlia sono a Kirkby Mallory, nel Leicestershire, nella tenuta ereditata dai Noel Milbanke, lontano dall’elegante dimora di Piccadilly Terrace, dove la giovane nobildonna ha vissuto accanto a un uomo tanto geniale quanto sadico e crudele.
Lady e Lord Noel Milbanke, i genitori di Annabella, si industriano subito per una tacita separazione legale della figlia dall’illustre poeta. La pubblicazione, però, da parte di Byron, di due poesie sulla separazione, Addio del poeta a sua moglie e Saggio satirico, rende la vicenda pubblica suscitando grande scandalo nella società londinese.
Determinata a tenere lontana dalla figura e dal mondo del padre la piccola Ada, Annabella bandisce fiabe e fantasia dall’infanzia della figlia, e le offre un’educazione rigorosa fondata sulla matematica e la scienza. Qualsiasi stimolante scintilla di immaginazione – o peggio ancora, passione o poesia – viene prontamente estinta.
Ada cresce, perciò, mostrando una sorprendente attitudine per la matematica e lo studio di tutto ciò che è meccanico. Un talento che, nel 1833, durante un ricevimento a casa di Richard Copley, la porta a fare la conoscenza
di Charles Babbage, inventore della macchina differenziale. Ada rimane affascinata dall’universalità delle idee dell’uomo. Anche Babbage resta, tuttavia, colpito dall’intelligenza di Adae dalle sue abilità matematiche. La chiama «l’Incantatrice dei numeri» e la introduce in un mondo dove il genio viene celebrato e l’immaginazione incoraggiata, e non guardata con paura, come un incendio da spegnere prima che distrugga l’intero villaggio.
Con una prosa fluida ed elegante, Jennifer Chiaverini rende un sentito omaggio a una delle pioniere dell’informatica, una donna visionaria che ha lottato per la propria indipendenza e il riconoscimento delle proprie idee.

La sarta di Mary Lincoln

Jennifer Chiaverini
1860. Novembre. Mancano poche ore al risultato delle elezioni per il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d'America e a Washington la tensione è altissima. Le strade brulicano di uomini che fanno la spola fra taverne e alberghi in cerca di notizie o si assiepano davanti alle porte dell’ufficio del telegrafo. Le sale dei circoli che costellano il quartiere della Casa Bianca sono già piene di passanti accorsi numerosi per approfittare del whisky offerto gratuitamente.
Soltanto una donna di colore, Elizabeth Keckley, si affretta a tornare alla sua pensione di mattoni rossi stringendo al petto il suo cesto da cucito. È una sarta specializzata in eleganti abiti femminili alla moda. A Saint Louis, dopo anni di sacrifici e risparmi, è riuscita a comprare la libertà per sé e per il figlio George, studente in una lontana università dell’Ohio. Si è trasferita a Washington, la capitale federale dell’Unione, animata da un solo intento: continuare a garantire al figlio quell’istruzione che a lei è stata preclusa.
Nonostante il clima teso a causa delle dispute legate all’abolizione della schiavitù e ai propositi secessionisti del Sud, Lizzie lavora alacremente. Non importa se per orlare le tende di un hotel malandato riceva soltanto due dollari e mezzo o se, per ultimare il vestito della moglie del senatore Davis, rientri così tardi da avere a malapena il tempo per un pasto e un bagno. Bravissima a confezionare i corpetti complicati e aderenti per i quali le dame del tempo impazziscono, Lizzie vede la sua fama accrescersi e farsi largo a poco a poco tra i circoli più in vista della città. Finché un giorno non si trova al cospetto di una donna sulla quarantina dai capelli scuri, con una bella carnagione e limpidi occhi azzurri che denotano acume e intelligenza: Mrs Mary Lincoln, la moglie del presidente appena eletto, la first lady nota per le sue bizze e i suoi improvvisi accessi d’ira.
Lizzie le sistema magnificamente un abito rosa di moiré antico che Mary sfoggia con successo al primo grande ricevimento in onore dell’insediamento del marito. Da quel momento diviene non soltanto la sarta personale di Mrs Lincoln, colei che si occupa di vestirla e acconciarla per balli, cene e ricevimenti, ma anche la ex schiava cui l’inquieta, volubile Mary confida le sue angustie e i suoi rancori, il suo disappunto di first lady oggetto di malevolenze, invidie e gelosie. Un sodalizio che da parte della fedele Lizzie non verrà mai meno, neanche quando Mary Lincoln, sola e abbandonata da tutti, dopo aver perso il figlio Willie, a causa di una malattia, e poi il marito, vittima di un attentato, rivolgerà il suo risentimento contro di lei, scambiando un estremo gesto d’amore per un insulto alla sua dignità di ex first lady dell’Unione.
Con uno stile avvincente e una trama arricchita da splendide descrizioni che restituiscono tutto il fascino dell'epoca, La sarta di Mary Lincoln, New York Times bestseller, «porta alla luce, con stile, grazia e rispetto, gli scatti dimenticati di un’America passata» (Book Reviews), raccontandoci la storia vera di Elizabeth Keckley: ex schiava, sarta della Casa Bianca e autrice di un libro di memorie che scandalizzò l'intera nazione.
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