Nel villaggio del Kohistan, dove Quasim ha condotto Zaitoon, la sua piccola figlia adottiva cresciuta con lui a Lahore, le montagne si ergono scure e minacciose all'infinito, e nevi eterne si affacciano su terre brulle e mute. Tra urli selvaggi, la cui eco si diffonde in tutta la conca, e festose scariche di armi da fuoco che rimbombano contro i fianchi delle montagne, in una delle case di fango e pietra del villaggio, Zaitoon si appresta a consumare la sua prima notte di nozze.
Sakhi, il suo sposo, la osserva con eccitazione a stento trattenuta. Profilo affilato, aquilino, pantaloni sbuffanti, capelli seminascosti dall'ampio turbante bianco, occhi a mandorla, Sakhi contempla con orgoglio di padrone la sua piccola sposa dalle ciglia fitte, i grandi occhi neri e la pelle ambrata dei popoli di pianura.
Sul vassoio di terracotta ai piedi del letto vi sono ancora riso e avanzi di agnello del pranzo nuziale, il vestito della ragazza è abbandonato sul pavimento e Zaitoon, timida e tremante, ha uno sguardo smarrito e implorante. Nel centro ribollente della sua eccitazione, Sakhi sa però che il suo desiderio sarà presto appagato.
Romanzo pieno di forza e sensualità, La sposa pakistana ci conduce nel cuore della civiltà islamica, là dove grazia e brutalità, amore e tirannide, passione e gelosia, onore e desiderio sono indissolubilmente legati.
Dopo l'ardente notte di nozze, il giovane sposo comincerà infatti a imporre la sua autorità alla ragazza venuta dalla città con una violenza pari alla passione e alla gelosia che lo tormentano, finché un abisso non si spalancherà tra i due.