Nel peggiore dei modi

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«Sparatoria con morto». La chiamata della volante arriva alle otto e mezza del mattino negli uffici della Terza Sezione della Questura di Milano, meglio nota come Squadra Omicidi. Il commissario Cavallo si rimette il loden e si dirige con l’ispettore Montano sul luogo del delitto. Quando arrivano, l’area della sparatoria non è stata ancora transennata. Il cadavere giace in una chiazza di sangue e terra, e il cappotto di cachemire della vittima ne è intriso. È il 1990, e il commissario Cavallo sa che quelli sono gli anni dell’espansione delle grandi organizzazioni criminali a Milano: esecuzioni mafiose con tutti i crismi. Una storia semplice, in cui l’unico testimone sembra essere il figlio della vittima che, rannicchiato sul sedile posteriore della Mercedes, ha assistito, impietrito dall’orrore, all’omicidio del padre. Ma il commissario Cavallo l’adagio lo conosce bene: mai fidarsi delle apparenze, seguire sempre l’istinto. L’istinto del vero poliziotto.

RECENSIONI
Dopo lo sfolgorante esordio de Il nome del padre, Flavio Villani torna con il secondo capitolo di una serie che si inserisce a pieno titolo nella grande tradizione italiana del romanzo poliziesco.
«Villani utilizza il genere per dire molto di più, e ci riesce».
Hans Tuzzi