Romain Gary

Pseudo

Terza opera, dopo Mio caro pitone e dopo La vita davanti a sé, firmata da Romain Gary con lo pseudonimo Émile Ajar, Pseudo apparve per la prima volta nel 1976, un anno dopo la vittoria al Goncourt del romanzo che ha per indimenticabile...

Dove acquistare Dove acquistare Dove acquistare
Informazioni
Riccardo Fedriga
2019, pp. 176, € 14,00
ISBN: 9788854515314
Collana: Biblioteca Neri Pozza
Generi: Narrativa straniera, Biografia e memoir
SINOSSI

Terza opera, dopo Mio caro pitone e dopo La vita davanti a sé, firmata da Romain Gary con lo pseudonimo Émile Ajar, Pseudo apparve per la prima volta nel 1976, un anno dopo la vittoria al Goncourt del romanzo che ha per indimenticabile protagonista Momo, il ragazzo della banlieue di Belleville.
Gary aveva già contribuito a rendere verosimile la sua beffa – aveva già vinto il Goncourt nel 1956 con Le radici del cielo e il regolamento del concorso non gli consentiva una seconda vittoria – convincendo Paul Pavlowitch, giovane figlio di una cugina, a impersonare Émile Ajar. Pavlowitch si immedesimò talmente nel ruolo da interpretarlo alla luce del sole, rilasciando interviste, «arrivando persino a occupare un posto da editor presso Mercure de France – la casa editrice delle opere di Ajar – e disperdendo (apparentemente) le nubi del mistero» (Sandra Petrignani). Quando qualche giornalista scoprì la sua parentela con Romain Gary, il vero autore della Vita davanti a sé non si scompose. Decise un azzardo più grande. Scrisse e pubblicò, sempre sotto l’identità di Ajar, questo libro in cui inventò uno zio violento, tirannico e manipolatore che gli somigliava: Tonton Macoute. L’azzardo venne ricompensato. Tutti i critici lo riconobbero nel personaggio di Tonton Macoute. A nessuno, però, venne in mente che Romain Gary potesse essere Émile Ajar. Alla pubblicazione dell’opera, il recensore dell’Express parlò, anzi, di «un libro vomitato frettolosamente da un giovane scrittore diventato famoso e montatosi la testa».
In realtà Pseudo, cui Gary aveva lavorato da quando aveva vent’anni, è uno straordinario libro sui meandri della creazione letteraria e, in virtù di questo, una delle opere maggiori dell’autore della Vita davanti a sé.
«Nell’andamento tumultuoso di monologhi, flussi di coscienza e stili, registri e personaggi presi dalla realtà e trasfigurati» (Riccardo Fedriga), Romain Gary appronta in queste pagine la sua «difesa Ajar», la difesa di uno pseudonimo che è, ad un tempo, la difesa della letteratura come aperta dissimulazione della realtà. Come ebbe a scrivere nel suo libro-testamento pubblicato postumo, Vita e morte di Émile Ajar, «in Pseudo (…) ogni
cosa è romanzo». Persino il suo autore.

Autore

Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) nacque a Vilnius nel 1914. A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza, 2006), che Sartre giudica il miglior testo sulla resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956 vince il Goncourt con Le radici del cielo (Neri Pozza, 2009). Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza, 2006). Nel ’62 sposa Jean Seberg, l’attrice americana di Bonjour tristesse, l’interprete di A bout de souffle. Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Emile Ajar (identificato all’inizio come Paul Pavlovitch, nipote reale di Romain Gary), La vita davanti a sé (Neri Pozza, 2005) che, nello stesso anno, vince il Prix Goncourt. Nel 1980 dà alle stampe il suo ultimo romanzo Gli aquiloni (Neri Pozza, 2017) e il 2 dicembre dello stesso anno si uccide, nella sua casa di rue du Bac a Parigi con un colpo di pistola alla testa.