È una splendida giornata di maggio del 1915 quando il Lusitania, il più grande transatlantico dell’epoca, naviga al largo delle coste meridionali irlandesi. La nave, diretta a Liverpool, è salpata da New York con duemila «anime» a bordo.
Le acque del mare d’Irlanda sono state dichiarate zona di guerra dalla Germania, ma a bordo del Lusitania i passeggeri e il comandante William Thomas Turner si curano poco della dichiarazione e dell’avviso in cui si rammenta agli equipaggi che le navi con bandiera britannica, o di uno qualsiasi dei paesi suoi alleati, sono «passibili di affondamento».
Sono circa le due e dieci quando un marinaio scorge a dritta sull’acqua una scia che rimane in superficie, come una lunga cicatrice pallida.
In gergo marinaresco quella traccia di turbolenza lenta a svanire ha un solo nome: «scia di morte», ed è l’inequivocabile segnale di un siluro in arrivo.
Basandosi su memorie, lettere, telegrammi e su un’ampia documentazione storica, Erik Larson racconta, con ritmo romanzesco, dell’affondamento di uno dei più grandi transatlantici della storia.