Ruth Swain, figlia di un poeta e lettrice di quasi tutti i romanzi del diciannovesimo secolo, giace a letto malata, in una mansarda sotto la pioggia. Un giorno è svenuta al college, e da allora trascorre le sue ore in compagnia dei libri ereditati dal padre.
Mentre la pioggia batte sul tetto della mansarda, Ruth legge e raduna attorno a sé tutto quello che può: la vecchia edizione arancione di Moby Dick della Penguin, la copia di Ragione e sentimento con il ritratto di Jane con la cuffietta in testa, gli appunti di Abraham, il nonno, che anziché abbracciare la chiamata del Signore abbracciò quella della pesca al salmone, i quaderni da bambino su cui Virgil, figlio di Abraham e suo amato genitore, annotava con la matita le sue poesie.
Finalista al Man Booker Prize, Storia della pioggia è uno dei romanzi più celebrati della recente stagione letteraria. Un inno al potere curativo dei libri che sorprende per l’originalità con cui svolge l’antico tema del legame tra letteratura e vita.