Janet Frame

Volti nell'acqua

«Ancor più di Virginia Woolf, Janet Frame è prigioniera della sua biografia», scrive Hilary Mantel nell’introduzione a questo volume. La grande scrittrice neozelandese trascorse otto anni della sua vita in vari ospedali...

Dove acquistare Dove acquistare Dove acquistare
Informazioni
Lidia Perria
2013, pp. 256, € 12,00
ISBN: 9788854503809
Collana: Biblioteca Neri Pozza
Generi: Narrativa straniera
SINOSSI

«Ancor più di Virginia Woolf, Janet Frame è prigioniera della sua biografia», scrive Hilary Mantel nell’introduzione a questo volume. La grande scrittrice neozelandese trascorse otto anni della sua vita in vari ospedali psichiatrici e fu sottoposta a più di duecento elettroshock, «ognuno pari per intensità di paura a un’esecuzione capitale». La sua intera opera è attraversata da cima a fondo dal ricordo di questo doloroso capitolo della sua esistenza, come ampiamente mostra Un angelo alla mia tavola, l’autobiografia che le ha dato la fama e che fu oggetto di una memorabile trasposizione cinematografica di Jane Campion.
Il libro, tuttavia, in cui la sua esperienza ospedaliera viene restituita nella maniera più cruda e, nello stesso tempo, poetica è certamente Volti nell’acqua, benché Janet Frame abbia scritto di avervi ammorbidito la verità, temendo che altrimenti non le avrebbero creduto.
Istina Mavet è il personaggio principale dell’opera che, come ha scritto l’autrice, non è la semplice rappresentazione di se stessa, ma qualcosa di più. Hilary Mantel ricorda come Istina significhi verità in serbocroato e Mavet morte in ebraico. Istina Mavet è la vittima e, insieme, la testimone di una reclusione in cui è in questione tutto tranne che la cura. L’ospedale dove resta più a lungo ospita pazienti di ogni età e patologia, malati di demenza senile, criminali, persone con disturbi genetici e semplici sofferenze emotive. I medici non si fanno vedere mai e le infermiere hanno il solo compito, non immune da un certo sadismo, di controllare i pazienti.
«Il libro – scrive Hilary Mantel – è una testimonianza di umiliazione e terrore, squarciata da riflessioni raggelanti. Il vissuto dei suoi personaggi viene trasferito sulla pagina con una leggerezza tale che il lettore non lo vive mai come un’esperienza punitiva. È un racconto di sofferenza che riesce a entusiasmare e straziare allo stesso tempo, perché la sua stessa esistenza – il fatto che Istina sopravviva e racconti la storia – dimostra che quella sofferenza non l’ha distrutta».
Contiene certamente pagine strazianti, come quelle in cui vengono descritti i balli e le occasioni conviviali in cui le pazienti, agghindate in vestiti della festa che le fanno sembrare «prostitute da operetta», vengono trascinate fuori dai reparti per divertirsi. Tuttavia, anche le «pagine più buie sono illuminate dalla consapevolezza che la vita umana è qual cosa di prezioso, e che ogni vita è unica».

Autore

Janet Frame (1924-2004) è, assieme a Katherine Mansfield, la scrittrice neozelandese più nota, e una delle maggiori autrici della seconda metà del Novecento, proposta due volte per il Premio Nobel. Tra i suoi libri apparsi in italiano figurano La leggenda del Fiore della Memoria, La laguna e altre storie, Giardini profumati per i ciechi, Un angelo alla mia tavola (Neri Pozza 2010), Gridano i gufi (Neri Pozza 2011), Verso un’altra estate (Neri Pozza 2012), Volti nell'acqua (Neri Pozza 2013).