Kitty Coleman non ha mai potuto sopportare quel «benedetto cimitero» dove ora si trova con Richard, suo marito, e Maude, la sua bambina. È così lugubre con i suoi obelischi egiziani, le guglie gotiche, le colonne, le fanciulle in lacrime, gli angeli, il granito e il marmo a profusione. Non ha mai tollerato nemmeno l’affettata esibizione del lutto che caratterizza i suoi connazionali.
Eccoli lì, oggi, gli Inglesi, alla fine del primo mese di gennaio del Novecento, tutti vestiti di nero! Certo, la Regina Vittoria è morta e il XIX secolo, il secolo della gloria dell’Impero, se n’è andato con lei. Ma perché addolorarsi soltanto? Perché non pensare che Edoardo «rappresenti molto meglio di sua madre» i tempi nuovi? Perché non accogliere con qualche speranza e, magari, qualche piccolo sentimento di gioia il secolo che viene?
Se soltanto conoscessero i suoi veri pensieri, Albert e Gertrude Waterhouse, i proprietari della tomba vicina a quella dei Coleman (quella tomba sormontata da un angelo tanto sproporzionato e melenso da far uscire di senno suo marito Richard) forse l’accuserebbero di «alto tradimento». Sono così perfetti nella loro normalità: lui con una barba rossiccia, un tipo tutto sorrisi, lei una di quelle donne con la vita sformata dalle gravidanze, e i capelli crespi che non stanno a posto nemmeno con le forcine. E poi quella figlia, Lavinia, che ha l’età di Maude e non smette nemmeno per un istante di premersi sugli occhi, con evidente compiacimento, un fazzoletto orlato di nero! È una bambina con bei capelli castani, ricci e lucidi che indossa un vestitino nero guarnito di crespo, assolutamente inadatto a una ragazzina della sua età. Kitty spera che Maude non le diventi troppo amica da imitarla, e farsi contagiare da quelle insopportabili svenevolezze. Ma sono tante le speranze di Kitty, troppe forse per il secolo che è appena cominciato…
Straordinario ritratto di un’epoca in cui le prime automobili sostituiscono i cavalli e l’elettricità soppianta l’illuminazione a gas, Quando cadono gli angeli ci riporta ai sogni e alle disillusioni della breve e dorata stagione edoardiana attraverso le accorate vicende di due famiglie che, contro la stessa volontà dei protagonisti, sono ineluttabilmente destinate a incrociarsi. Con la sua scrittura «precisissima, sospesa, che lascia ammirati e sconcertati da tanta bravura» (L’Espresso), l’autrice della Ragazza con l’orecchino di perla ci svela le passioni, i sogni e le disillusioni di «un tempo a noi lontano e, insieme, vicinissimo» (The Times) nel passaggio da un secolo all’altro.