
Sara Young
La culla del mio nemico
È il 1941 in Germania e, al Lebensborn di Steinhöring, è appena arrivata tedeschi una ragazza olandese scortata da due soldati. Lebensborn significa «Sorgente di vita» e dietro questo nome così poetico si cela...
È il 1941 in Germania e, al Lebensborn di Steinhöring, è appena arrivata tedeschi una ragazza olandese scortata da due soldati. Lebensborn significa «Sorgente di vita» e dietro questo nome così poetico si cela...
È il 1941 in Germania e, al Lebensborn di Steinhöring, è appena arrivata tedeschi una ragazza olandese scortata da due soldati.
Lebensborn significa «Sorgente di vita» e dietro questo nome così poetico si cela un progetto di Himmler: creare sul suolo tedesco e nei territori occupati cliniche e istituti in cui far nascere e allevare la progenie delle coppie «razzialmente pure», i figli dell’«autentica razza ariana».
«Un bambino per il Führer» è il motto dei Lebensbornen e campeggia anche a Steinhöring accanto a ritratti di Himmler e a imponenti immagini di Hitler che accetta mazzi di fiori da bimbe vestite di bianco levando il braccio a salutare un mare di truppe e una folla festante di tedeschi.
A Steinhöring aspettavano la ragazza: Anneke Van den Berg di Schiedam, ridente cittadina a quattro chilometri da Rotterdam, capelli biondi, occhi chiari, pelle bianca e la grazia tipica di una fanciulla incinta di un soldato della Grande Germania.
L’hanno fatta entrare e l’hanno portata al cospetto di una donna di mezza età seduta dietro a un'enorme scrivania. La donna, viso duro e capelli grigi tirati come cavi d’acciaio, ha preso il dossier di Anneke Van den Berg e in quel momento la ragazza ha girato la testa come a nascondere il volto. È stato, però, solo un piccolo istante di smarrimento subito superato.
Come potrebbe sapere, infatti, la donna che lei non è Anneke Van der Berg ma sua cugina Cyrla, figlia della sorella della madre di Anneke e di un ebreo polacco? Come potrebbe sospettare che dietro quei lineamenti così «ariani» batte il cuore impaurito di una ragazza che ha scoperto all’improvviso che le scuole, i parchi, le spiagge, tutti i luoghi a lei familiari sono diventati Joden Verboden? Una ragazza che è fermamente convinta di non portare in grembo il figlio di un soldato tedesco alto e biondo, ma di Isaak, un giovane ebreo dai capelli neri e dagli occhi seri e premurosi?
Prendere il posto della cugina, incinta di un soldato tedesco e morta tragicamente, è stata per Cyrla l'unica disperata via di salvezza per mettere al riparo lei e la sua creatura, anche se quel luogo, paradossalmente il più sicuro del mondo,è la «culla del nemico».
Storia intensa e coinvolgente, come sa esserlo soltanto una narrazione ambientata in uno dei periodi più drammatici del Novecento, La culla del mio nemico affronta, con tono autentico e originale, i temi eterni dell’amore, della perdita e della fragilità umana.