Gli ultimi fuochi del secondo conflitto mondiale divampano nel cuore del territorio tedesco, quando Elie Schacten, al volante di una jeep sequestrata all’esercito americano, si arresta nella radura di una foresta della Germania del nord.
Figlia di cattolici polacchi, a dispetto del cognome tedesco e dell’aspetto ariano, Elie getta uno sguardo a una malga al margine del bosco, dinanzi alla quale un uomo alto, con un giaccone della Marina e un maglione verde sformato, è in attesa. Si chiama Gehrard Lodenstein, è un ex membro dell’Abwehr, la polizia segreta sciolta dal regime. Conosce quattro lingue ed è stato spedito da Goebbels in quella malga sperduta a sovrintendere a un progetto misterioso.
Lodenstein si accosta alla jeep e, con l’aiuto di Elie, comincia a scaricarla. Specchi, carte, pentole, cioccolato, cibo e numerosi sacchi pieni di lettere sono condotti all’interno e messi su un montacarichi: una gabbia piccola e stretta che si spinge fino a dieci metri sotto terra prima di fermarsi davanti a una grande porta di mogano sormontata dalla scritta Gleich Antworten Mögen, «Rispondi allo stesso modo».
Al di là di quella porta, dentro una stanza grande quanto un piccolo campo sportivo, quaranta e più anime, in una sinfonia di fruscii e grugniti, vivono, dormono e si arrabattano per una missione incredibile: rispondere alle lettere dei morti.
Briefaktion, «Operazione Posta», l’hanno battezzata al Ministero per l’Educazione del Popolo e per la Propaganda, e lo scopo non si presta a equivoci: rispondere, usando lo stesso tono e lo stesso stile, alle lettere che i deportati nei campi sono stati costretti a scrivere ai parenti prima di entrare nelle camere a gas. Lettere in cui le vittime lodano le condizioni di vita dei lager, e alle quali, per Goebbels e gli altri gerarchi nazisti, occorre dare riscontro perché, una volta terminata la guerra, la Soluzione finale resti ben celata sotto un cumulo di credibili menzogne.
Per Lodenstein ed Elie, l’Operazione Posta è ripugnante, tuttavia i due non si sottraggono al compito di coordinarne l’attività, poiché ne va della vita degli esseri umani rinchiusi in quella stanza: ebrei deportati ai quali è stata risparmiata la terribile sorte dei campi solo perché conoscono un’infinità di lingue.
Sono scrivani abili ed esperti e, tuttavia, in gravi ambasce, poiché dal Ministero per l’Educazione del Popolo e per la Propaganda è appena giunto un ordine assurdo: gleich antworten, rispondere allo stesso modo, a un vivo: il filosofo Martin Heidegger che, dal suo rifugio nella Foresta Nera, è in attesa da tempo di un riscontro dal suo optometrista ebreo, l’ex collega di università Asher Englehardt, al quale ha chiesto un nuovo paio di occhiali.
Chi può rispondere, infatti, a tono a un celebre filosofo senza correre il rischio di tradirsi?